Il risultato viene dalla capacità di mettersi in gioco e accettare ciò che non necessariamente è partito da noi, ma che noi possiamo rendere unico
Il mondo del teatro “classico” è stato spesso utilizzato nelle sessioni di formazione: aiuta a far comprendere il concetto di ruolo (dal latino rotulus, ossia il rotolo di carta dove era scritto il copione) e a far capire come la nostra interpretazione possa dare vita al medesimo personaggio in modi differenti. È stato spesso anche utilizzato per mettere a fuoco il ruolo della regia e di come il regista può aiutare gli attori a dare il loro meglio nelle loro parti e come gruppo.
Il mondo dell’improvvisazione teatrale invece è rimasto un po’ più in disparte nelle aziende. La parola improvvisazione e il fatto di recitare senza alcun copione ma partendo solo da uno spunto dato dal pubblico, frena in qualche modo le aziende a considerarlo uno strumento per l’apprendimento. Come se la parola improvvisazione fosse sinonimo di “impreparazione”: improvvisa chi è guidato dalla necessità di inventarsi qualcosa quando si trova davanti a domande o situazioni che altrimenti non saprebbe gestire.
Invece l’improvvisazione teatrale può regalare alle aziende e ai loro leader un’enorme ricchezza in termini di competenze e capacità.Si basa infatti su un principio chiamato: “Si! E…”, ossia “Si, mi piace il tuo spunto e lo voglio ampliare”, che raccoglie le abilità di ascolto, accettazione e valorizzazione dell’altro.
Seguendo questo principio, un attore di improvvisazione teatrale riesce a fare bene il suo lavoro e a creare uno spettacolo di valore solo se ascolta con attenzione gli stimoli che arrivano dai suoi colleghi in scena. Non avendo una storia precostruita da seguire, ma dovendola creare insieme ai propri compagni attori, il primo importantissimo passo che deve fare è ascoltare le loro proposte, capire cosa pensano di fare. E lo deve fare con un ascolto reale, ossia con un ascolto finalizzato a capire cosa l’altro vuole e può fare, non finalizzato a verificare se la sua prima idea si sposa con quelle degli altri o a come fare per incastrarla. L’attore di improvvisazione accetta di entrare in scena con un’idea che è comunque pronto a cambiare o addirittura a dimenticare e abbandonare, se capisce che con le idee dell’altro non ha nulla a che fare.
E qui arriva la seconda capacità chiave dell’improvvisazione: l’accettazione. Fare bene improvvisazione significa accettare le idee e gli spunti dell’altro. Senza giudizio e senza valutazione. “La mia idea è buona come la tua: stiamo improvvisando e il nostro obiettivo è costruire una storia che regga, che diverta e interessi il pubblico, che sia bella da ascoltare e che abbia un senso. Se la tua idea può fare questo, io la prendo, la faccio mia e faccio in modo di arricchirla”.
Ed ecco il terzo elemento del “Si! E…”: la capacità di valorizzare e arricchire gli spunti degli altri. Questi spunti non solo sono accettati ed accolti: il compito dell’attore di improvvisazione è di ampliarli e di valorizzare ciò che viene detto e fatto dai colleghi, perché è la storia che deve venire fuori, non il singolo ruolo. Si interviene e si entra in scena se la storia lo richiede, non perché bisogna avere per forza una parte. Tutti partecipano a creare una storia di valore, anche magari stando fuori scena, se ci si accorge che un personaggio in più disturberebbe o devierebbe il racconto in modo non corretto.
In un mondo pieno di incertezza e di cambiamenti poco prevedibili, lavorare sulla base degli stimoli e delle idee che nascono dal contesto è diventato un must. Dare un senso a ciò che si sta facendo e guidare un gruppo sulla base di pochi elementi è forse una delle prime abilità richieste a manager e leader. Di grandi o piccoli team. Favorire la proattività, la nascita di spunti e la valorizzazione delle idee del proprio team sono diventati uno dei modi per garantire una crescita dell’azienda e delle persone che ne fanno parte.
Capire e far capire che il risultato viene dalla capacità di tutti di mettersi in gioco e di accettare ciò che non necessariamente è partito da noi ma che noi possiamo rendere unico e grande insieme agli altri è ciò che caratterizza un leader. Per questo l’improvvisazione teatrale può essere utile. Portarla in azienda non significa ovviamente fare corsi per far trasformare i capi e i leader in attori. Significa invece utilizzare gli esercizi e agli allenamenti che gli attori di improvvisazione fanno per rinforzare sempre più le loro le capacità di confronto con l’altro.
Significa riportare il principio “Si! E…” nel modo di essere capi e nelle modalità di gestione delle persone. Le capacità di ascolto, accettazione e valorizzazione delle idee e degli spunti dei diversi collaboratori sono capacità fondamentali che ogni manager e leader deve possedere per poter costruire insieme al suo team storie di successo.
Fonte: https://www.ilsole24ore.com/
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